Storia del Ponte

Le prime notizie di un ponte situato nei pressi di Santa Maria del Piano risalgono ad oltre nove secoli fa, attorno al 1100. 

Importanti lavori di restauro furono compiuti in due momenti, nel 1434 e nel 1492. Il ponte venne poi integralmente ricostruito nel 1564, con una collocazione più a monte dell’attuale, in corrispondenza dell’odierna via Esino. Successivamente venne realizzato, ma in posizione arretrata, un ponte in muratura, fatto saltare dai tedeschi in ritirata nel luglio del 1944. 

L’attuale struttura, a 10 arcate, risale al 1965 ed è di lunghezza pari a 215 metri e larghezza di 9,5 metri. 

Ma la curiosità è legata anche al toponimo del ponte, quel “San Carlo” che fu tra le più eminenti figure della Chiesa del XVI secolo. 

Quale fu il motivo di tale intitolazione? Che rapporti esistevano tra il grande Cardinale della Controriforma e la nostra realtà territoriale? Carlo Borromeo (Arona 1538 – Milano 1584), nipote di Papa Pio IV, fu Segretario di Stato, protagonista del Concilio di Trento e Arcivescovo sulla cattedra di S. Ambrogio. Sotto il motto episcopale di “Humilitas”, fondò seminari, edificò ospedali e ospizi, riformò le strutture ecclesiastiche, impiegò le 

ricchezze di famiglia in favore dei poveri, fu in prima linea per assistere il popolo milanese, durante la devastante peste del 1576. Venne giustamente definito dai contemporanei “huomo di frutto et non di fiore, de’ fatti et non di parole”.

Il nostro Girolamo Baldassini (autore, nel 1765, delle “Memorie istoriche dell’antichissima e regia Città di Jesi”) sottolinea “le luminose doti delle quali andava adorna l’Anima felicissima di San Carlo, in cui mirabilmente risplendea integrità di costumi, di pietà, di senno e di sapere…”. 

Ebbene, San Carlo Borromeo fu realmente legato a Jesi, esercitando la sua influenza per la risoluzione di complesse questioni diplomatiche riguardanti il territorio. Nel 1563 i nobili Giovanni Amici e Francesco Ghislieri, in rappresentanza della comunità jesina, si recarono a Roma per chiedere al porporato di diventare Protettore della città. Nell’occasione gli fecero dono di un bacile d’argento del valore di 150 scudi. Ed 

effettivamente, il Cardinale si prodigò per Jesi, ponendo fine a dispute fiscali che penalizzavano fortemente le nostre terre: “Dolevasi oltremodo la Città di Jesi non men dell’aggravio, che ingiustamente soffriva di pagare senza motivo alcuno le spese, le quali i Birri e Uffiziali della Corte generale pretendeano in passando per queste nostre contrade, che per il mantenimento, a cui era violentemente costretta di più Cavalli leggieri di quello che gli toccava secondo la distribuzione già fatta, ed avendone a quello effetto avanzati ricorsi in Roma, S. Carlo Borromeo diede 

a tutti quei disordini opportuno rimedio”. 

Particolarmente devoto alla Madonna di Loreto, durante il pellegrinaggio del 1579 il Cardinal Borromeo fece visita a Jesi, suscitando un’imperitura 

ammirazione popolare. È sempre Baldassini che ci racconta l’episodio: “Volle ritirarsi nel convento dei PP.Minori Conventuali detti di San Fiorano e nell’ingresso, che Egli appena giunto fece in Chiesa, fu osservato che nell’inginocchiarsi non avea le suole nelle scarpe; onde non può ridirsi 

quanto grande fosse di tutti la divozione in vedere un Signore di sì gran nascita fare a piè scalzi un sì lungo viaggio”. 

Quando a soli 46 anni, il Cardinale morì prematuramente, la comunità jesina non esitò ad intitolargli, per riconoscenza, il ponte sul fiume 

Esino, la cui costruzione era avvenuta durante il felice periodo del protettorato. Da quattro secoli e mezzo, la tradizione ha conservato il toponimo. Colui che fu Pastore esimio di Milano, segnò la storia anche di quella che sarebbe diventata la Piccola Milano delle Marche.

 

Mauro Torelli, Voce della Vallesina, 5 Marzo 2023

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